Intervista a Stefano Bassetti, titolare dell'olearia Ildebrandino

Stefano cura personalmente tutte le fasi della filiera: dalla coltivazione degli olivi, alla raccolta delle olive, alla trasformazione del frutto in olio extravergine, alla conservazione dell'olio, fino alla realizzazione del blend miscelando sapientemente i singoli oli monovarietali.

il produttore Stefano Bassetti dell'olio Ildebrandino

"Chi pianta e coltiva ulivi
lavora per il tempo, non ha fretta
e già questo è un modo
di sentirsi liberi, capaci cioè di progettare qualcosa che duri,
qualcosa da lasciare in eredità
ai figli e ai nipoti."


La sua famiglia non è originaria di Suvereto. Quando è arrivata e perchè?

Nonno Olinto è nato a Santa Fiora nel 1892, possedeva i "Cerri", un podere in località Selva, sul Monte Amiata, nel comune di S. Fiora. La casa colonica l'aveva costruita lui e attorno produceva di tutto.
C'era anche un'altra proprietà, la "Valle" che arrivava fino al fiume Fiora, dove coltivava alberi da frutta, vigna ed olivi tra cui una olivastra locale.
Anche mio padre Alderano nacque a Santa Fiora nel 1932.
Nel 1950, andando a far visita ad un amico di San Vincenzo, il nonno comprò il "Mulinaccio", a Suvereto, un podere che con terreni confinanti raggiungeva i 22 ettari. Per due anni la famiglia di sette figli si divise tra la Selva ed il Mulinaccio, lavorando per ambedue i poderi.
Fu grazie alla sua abilità di artigiano e di tecnico minerario, se Poggio Diavolino oggi è quello che è.
Vista la forte pendenza, il nonno realizzò gran parte dei terrazzamenti, costruendo muri e muretti a secco, e lungo le bordure e i cigli le cosiddette "mezze lune", utilizzando solo le pietre che trovava nel terreno.

Agricoltura biologica? In che senso?

L'agricoltura biologica sviluppa il concetto dell'azienda agricola vista come un organismo, dove i vari apparati suolo, colture, ciclo della sostanza organica, allevamenti, ambiente naturale, flora e fauna, sono funzionalmente legati e interagenti.
L'azienda che pratica l'agricoltura biologica deve utilizzare esclusivamente metodi di produzione in grado di assicurare l'autosostenibilità dell'azienda stessa, poiché si fonda sull'utilizzo di prodotti e processi presenti in natura escludendo l'uso di prodotti e medicinali chimici di sintesi.
Produce quindi alimenti di alta qualità, almeno sotto il profilo della sicurezza alimentare; per l'aspetto attinente la "qualità chimica" degli alimenti e in particolare nella trasformazione delle olive in olio, rispetta l'integrità biologica e le qualità essenziali del prodotto.

Qual'è la prima cosa che nota, osservando un uliveto?

Da un punto di vista tecnico, guardo se la potatura rispetta la forma naturale della pianta. Sono troppe le piante "straziate"; da un punto estetico, invece, il verde e l'argento delle foglie. Mi trasmettono un senso di forza e di serenità.

Tra le seicento piante dell'azienda Ildebrandino un centinaio sono di olivastra suveretana, una rara specie autoctona. Come le ha scoperte?

Ho notato che la foglia e il frutto erano diverse dalle cultivar che conoscevo e, quindi ho cercato nei libri, leggendo e confrontando. Tra l'altro, a parte il gusto non privo di finezza, questa specie resiste bene alle avversità climatiche e ai parassiti. Un piccolo grande tesoro, insomma.

Che gusto e che caratteristiche ha il suo olio?

L'olio Ildebrandino ha un profumo fruttato, acerbo, e un aroma persistente. In bocca l'amaro e il piccante risultano equilibrati con netti sentori di carciofo, baccello fresco di pisello, erba e mandorla. Ha un colore bello e deciso che dal verde sfuma nell'oro e nel giallo limone.
Il suo valore di acidità è molto basso e l'alto grado di conservabilità è dovuto alla grande concentrazione di polifenoli, antiossidanti naturali.

C'è un'annata che ricorda con particolare soddisfazione?

Si, per un olivicoltore che è anche assaggiatore percepire in un olio le note erbacee è il massimo che gli possa capitare. Ancor più esaltante è sentire la nota di pomodoro, soprattutto in un olio toscano. Nel 2007, per l'appunto, l'olio Ildebrandino presentava note erbacee di pomodoro, che si sono addirittura ripetute ad un anno di distanza.

Quali saranno i prossimi passi per migliorare ancora la qualità?

Raggiungere un ottimo livello qualitativo non è cosa semplice, devi lavorare sodo e bene. Mantenerla è la vera sfida, molto più difficile.
Mi sono dato un disciplinare che cura i singoli aspetti, dall'allevamento al consumatore, dove ogni azione mira ad aumentare il livello qualitativo, solo così può migliorare.